L’Angelo e la rosa

Succedono cose misteriose nei campi.

A volte può capitare che un bocciolo di rosa venga salvato dall’abbraccio amorevole di un Angelo.

Bhe, é normale la natura salva il buono che c’è in tutto e tutti.

Perché? Ah ah ah ma perché la natura ha un unico scopo: vivere!

Per questo la natura ha cura della vita in ogni sua forma.

Siamo noi esseri umani, che ci consideriamo tanto evoluti, a non saper da che parte iniziare!

L’angelo e la rosa

Quell’anno, l’inverno era arrivato in fretta e già a metà novembre una coltre di neve leggera si era depositata sui campi.

Nel cielo opalino soffiava un’aria gelida che cristallizzava la vegetazione, e le foglie ancora aggrappate ai loro alberi, prigioniere del gelo, restituivano al paesaggio un’immagine immobile nel tempo.

Gli angeli dei campi, che ogni autunno avevano il compito di assicurarsi che tutti i  semi e i germogli fossero al riparo prima del grande freddo, invece, avevano un gran da fare.

Con perizia e rapidità mettevano a riparo ogni piccola semente come una madre rimbocca le coperte ai propri figli.

A un tratto uno degli angeli scorse, abbandonato in un dirupo, un germoglio di rosa che, ancora in fiore, tremava di freddo.

Totalmente esposta alle correnti, la rosa tremula, non aveva come ripararsi e le sue radici seminude tentavano inutilmente di saldarsi al terriccio ghiacciato.

“Oh! bella rosa, voglio portarti via da qui, altrimenti morirai” disse l’angelo guardandosi intorno e cercando una soluzione.

“Angelo caro, ho tanto freddo in questo luogo estraneo, nulla è rimasto di ciò che era mio, avevo una casa e un focolare, profumavo la veranda, regalavo sorrisi, ma ora sono sola non so come difendermi”.

L’angelo ascoltò rattristato la storia della rosa e vedendo poco distante i resti di un casolare abbandonato pensò di ripararla là dentro.

“Lasciati andare rosellina, io guiderò il vento perché ti spinga in direzione di quella piccola casa, passerai l’inverno al riparo fidati!

Vieni via con me”.

La rosa esausta cedette la sua esigua energia al vento e volò dolcemente insieme all’angelo fin dentro la casetta adagiandosi al suolo in un angolo tiepido velato da una dolce luce biancastra.

“Oh, angelo, grazie, posso affondare qui le mie radici e di nuovo splendere nel ciclo inarrestabile del divenire.

Angelo caro, sapessi quante cose ho imparato nel corso delle mie stagioni.

Ho imparato che l’amore che si dà e che si riceve è libero, gratuito e fluttuante, nulla rimane immutato, nulla scompare per sempre.

Il polline che elargisco quando le mie spore sono sature è amore, e anche il terreno che le riceve è amore, il velluto dei miei petali e il mio profumo sono amore per chi sa cogliere l’armonia della natura”.

L’angelo ascoltava incantato mentre osservava i petali della rosa perdere la rigidità dovuta al freddo e dischiudersi delicatamente mostrando interamente la delicata perfezione del fiore.

Le parole della rosa avevano richiamato alla sua memoria frammenti della vita terrena e percepiva una grande verità emergere dal suo cuore.

Certo ogni cosa esiste in un fluire costante, lo stesso desiderio, la passione che in amore appaiono essenziali, sono vani.

Nulla può essere posseduto, al contrario è necessario lasciarsi permeare da tutto per poter afferrare l’eternità di ogni singolo attimo.

Disse alla rosa: “Tornerò ogni notte, mia amata rosa, porterò il profumo di legno bruciato per scaldare i tuoi gemiti, schiuma di cascata per dissetarti, gocce di linfa per nutrirti e un granello di sabbia perché tu possa specchiarti”.

L’angelo e la rosa si strinsero in un abbraccio d’amore puro e dai petali stillò una lacrima di rugiada rimasta in serbo per le grandi occasioni.

Testo di: Rossana Mauri

Testo di: Rossana Mauri

Voce narrante di: Ettore Oldi

Foto di Jacques GAIMARD da Pixabay

Musiche da: https://audionautix.com/

Jason Shaw – Antartica

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