Sfide Ecosostenibili 7° Stagione – Must Had con Matteo Aghemo

Rossana Mauri Giornalista e Podcaster intervista Matteo Aghemo Co Founder di Must Had moda circolare.

Come si intersecano moda, riuso, economia circolare e arte?

Lo scopriamo insieme a Matteo Aghemo founder di Must Had una startup nata da un’intuizione straordinaria: far incrociare capi invenduti e artisti del tessile!

Matteo: Ciao Io sono Matteo Aghemo co founder di Must Had una startup innovativa e società Benefit nel mondo della moda circolare.

Nello specifico nel mondo della moda Cycling.

L’idea nasce da un’ispirazione: il papà di Arianna, una dei soci, da trent’anni recupera maglioni di cashmere usati, ma ancora in ottime condizioni.

Li igienizza e li ridipingere in maniera molto creativa e lì rimette sul mercato.

Questa attività che lui fa da tanto tempo è molto attuale perché rientra in quella filosofia del riutilizzo, dell’economia circolare.

Ispirandosi a lui abbiamo deciso di ascoltare i suoi bisogni, le sue necessità e anche di capire se c’erano altri artigiani simili per provare a trovare una soluzione al loro problema. 

Infatti abbiamo scoperto tanta altre realtà che seguono la stessa filosofia del recupero e del riutilizzo.

E abbiamo scoperto che c’é un mondo interessantissimo soprattutto in Italia che applica questo tipo di filosofia così ci siamo chiesti: perché non metterli tutti all’interno di uno stesso cappello?

Supportandoli attraverso una serie di servizi e di strumenti che noi possiamo mettere a disposizione abbiamo creato  Must Had.

Una piattaforma che oggi conta da circa 80 di questa realtà che noi chiamiamo Refashion Brand perché non fanno Fashion ma fanno Refashion.

Sono artisti, designer e artigiani che sfruttano vari servizi Must Had per esempio essere supportati sia dal punto di vista commerciale.

Avere a disposizione una vetrina e un sito dove poter vendere i loro prodotti, ma anche altri aspetti nel mondo digitale con il marketing.

Parliamo della logistica quindi un supporto per tutta la movimentazione delle spedizioni dei capi, oppure degli Eventi e delle Fiere.

Un’altra area molto importante che è approvvigionamento dei materiali da lavorare.

E Vi ricordo sono sempre materiali di riutilizzo sono già materiali esistenti sul mercato non sono mai nuove produzioni.

Certo che tra, i capi invenduti, i resi, i difettati degli e-commerce, immagino ci siano parecchi capi depositati tra i fondi di magazzino!

Matteo: Grazie per aver menzionato i capi invenduti perché quando parlo di materiali già esistenti si tratta sia di materiali tessili quindi tessuti.

Ma anche tutto il mondo del “capo finito” che possono essere sia usati, quindi tutto il mondo del vintage e del seconda mano.

Ma anche i capi che sono rimasti nei magazzini dei brand a causa di una produzione sovrastimata oppure capi difettati, ma anche i resi degli e-commerce.

Però ci sono anche i campionari che rimangono in magazzino delle case di moda.

C’è un filone di questi materiali che rimangono inutilizzati sia nel post consumo quindi dopo essere stati utilizzati, ma anche pre consumo ancora prima che escano dall’azienda. 

Quindi con questo riutilizzo si evita di mandare in discarica una marea di tessili che poi vengono inceneriti o dispersi.

Ma ti faccio una domanda tecnica quant’é in percentuale la riduzione dell’impatto ambientale sui capi rivisitati rispetto al nuovo?

Matteo:  Da un lato consideriamo la non produzione, una nuova t-shirt oggi richiede il consumo di circa 2700 litri di acqua circa 2,5,6 kg di CO2.

Mi allaccio la tua domanda e mi spiego meglio: allungare la vita di un capo di nove mesi, per darti un un’idea di tempo, riduce l’impronta di acqua di CO2 e dei rifiuti di circa il 20-30%.

Solo nove mesi di estensione di utilizzo di quel prodotto permettono questo risparmio.

Direi che moltiplicato per tutti i capi che si possono rivisitare parliamo di dati significativi. 

Ci siamo detti più volte che la clientela appassionata a questo tipo di prodotti è in realtà una nicchia.

Quindi oltre a tutto quello che ci hai raccontato c’è un’altra gigantesca operazione che voi avete fatto.

Ed è stata quella di creare una community di acquirenti selezionati e appassionati!

Ma come avete fatto ?

Matteo:  Bhe, questa é una delle sfide più grandi e lo è tuttora.

Come dici tu si tratta di una nicchia perché il consumatore medio è ancora indirizzato verso il fast fashion dove trova prodotti a prezzi più abbordabili.

Del mondo della moda sostenibile si parla ancora troppo poco, si parla di quanto sia importante mangiare bene perché siamo il cibo che mangiamo.

Ma il nostro Organo più grande e la pelle quindi quello che noi ci mettiamo addosso è fondamentale perché assorbiamo tutto!

Quindi innanzitutto c’è una componente a livello Educational che è molto importante cioè proprio insegnare ai ragazzi che esiste una moda sostenibile.

Adesso anche all’università stanno cominciando a insegnare le problematiche legate al mondo della moda e agli impatti che genera.  

E come secondo aspetto raccontando storie!

Perché oggigiorno non si può più fare comunicazioni di solo prodotto è importante parlare di persone, parlare di  know how, di creatività e di etica.

Abbiamo cercato di diventare  anche un po’ una una Media Company che andasse a raccontare delle storie.

Ma queste storie dovevano raccontare come uno scarto può essere rivalorizzato e trasformato in qualcos’altro grazie a delle realtà che sono sul nostro territorio.

Realtà che sono sostenibili, che seguono dei processi virtuosi e che quindi vanno raccontati….

Se volete restare aggiornati sulle attività di Must Had seguite il sito:

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Voci narranti di: Rossana Mauri e Matteo Aghemo

Musiche di: raccontipodcast.com

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