Sfide Ecosostenibili – Spreco alimentare
Rossana Mauri Giornalista e Podcaster intervista il prof. Franco Fassio Systemic Designer e Docente presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Il tema di questa intervista è capire e combattere lo Spreco alimentare.
Come nasce il fenomeno?
Franco: Possiamo collocare la sua origine tra il 1946 e il 1964 in piena epoca di boom economico.
In quegli anni di improvviso benessere tutto il sistema cambia direzione perdendo la visione d’insieme per lascare spazio alla produttività.
Una serie di metriche lineari si sono imposte su una visione olistica creando sofferenze a più livelli tra queste lo spreco alimentare.
Parliamo costantemente di adottare l’economia circolare come nuovo paradigma economico-culturale.
Ma questi propositi, restano teoria se non abbiamo un obiettivo chiaro e personale.
Franco: Credo che l’elemento principale sia avere come obiettivo di instaurare un patto intergenerazionale.
E da lì sviluppare un modello economico che parte da risorse e culture locali e non generi rifiuti ma materie prime seconde metabolizzabili e valorizzabili dal sistema.
Semplicemente copiando la natura, imparare quella capacità di rielaborare ogni scarto nel fluire dinamico tra i 5 regni naturali.
Quanto ci costerà ritornare all’economia circolare ispirata alla natura?
Franco: Il PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ricco di iniziative a sostegno della transizione ecologica.
Ma in ogni caso dovremo mettere in atto una rivoluzione interiore che mette al centro il benessere dell’umanità e del suo ambiente in un’ottica lungimirante.
Oggi produciamo scarti o “sprechi” alimentari sufficienti a saziare quasi un miliardo di persone che oggi non hanno da mangiare.
Franco: Pensate, a livello mondiale buttiamo 1.300.000.000 di tonnellate di cibo, circa 8600 navi da crociera.
Spendendo, in tutto questo, un valore complessivo di circa 1.700 miliardi di dollari.
Ma sappiamo anche che servirebbero circa 267 miliardi di dollari l’anno per eliminare la fame nel mondo entro il 2030.
Un investimento che corrisponde allo 0,3% del Pil mondiale.
Mi sembra decisamente che non ci meritiamo l’appellativo di Homo Sapiens.
Nel libro: “Circular economy for food”, scritto dal Prof Fassio e la Dottoressa Nadia Tecco, si fa un chiaro riferimento alla cultura contadina.
Alla gestione parsimoniosa, al rispetto dell’ambiente e alla cura della biodiversità.
Possiamo considerarlo un punto di partenza?
Franco: Confermo citando un passo del libro: “Il bricolage che la donna esercitava in cucina diventava un progetto produttivo.
Con pochi scarti alimentari confezionava piatti che riuscivano a nutrire una grande famiglia”.
Da un lato dovremmo azzerare gli scarti e dall’altro proteggere la natura.
In pratica, ci stiamo mangiando voracemente la rete della vita, ovvero quel tessuto ecologico determinato dalla biodiversità.
Ci dimentichiamo che più specie significa più relazioni ovvero maggior resilienza del sistema.
Se volete approfondire troverete “Circular economy for food” al sito:
Voci narranti di: Rossana Mauri – Franco Fassio
Musiche di: raccontipodcast.com
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